Luci votive, presentato esposto alla Corte dei Conti


Un possibile danno erariale. È il sospetto del consigliere comunale di Napoli Andrea Santoro, esponente di spicco di Fratelli d’Italia in città, che forte dei suoi trascorsi da presidente della commissione di indagine sui cimiteri ha studiato nel dettaglio la vicenda delle luci votive nei cimiteri, arrivando alla conclusione di ritenere necessario presentare un esposto dettagliato alla Corte dei Conti.
"L’Amministrazione De Magistris ha combinato l’ennesimo pasticcio sulle cimiteriale, un business di almeno 8 milioni euro l’anno, già oggetto di procedimenti della Corte dei Conti per sanzionare le gravi responsabilità e le assurde omissioni da parte del Comune di Napoli, con perdite di entrate per cifre da capogiro.
Con il recente affidamento diretto fatto all’a.t.i. Citelum/Elettrovit che gestisce la pubblica illuminazione delle strade, siamo passati all’assurdo: prima il Comune incassava cifre ridicole, solo 300.000 euro all’anno da EAV e dalle sue subappaltatrici, poi siamo passati nel 2016 ai 3.600.000 che avrebbe garantito SELAV attraverso il project financing, per approdare oggi alla delibera di affidamento a Citelum che prevede addirittura un costo e non una entrata. Un costo di circa 5 milioni l’anno. E non si sa in che modo verrà coperto, visto che, con il caos che ha generato il Comune negli ultimi mesi, si è completamente persa la gestione delle luci nei cimiteri a tutto vantaggio anche di allacci abusivi fatti da personaggi improvvisati e abusivi.
Un affidamento diretto a Citelum, che non si poteva fare. Il Comune di Napoli ha sostanzialmente deciso di estendere il perimetro di un appalto di servizi -quello già in essere con la predetta ATI e riguardante un settore che nulla ha a che vedere con l’illuminazione votiva (illuminazione stradale, ventilazione delle gallerie comunali, manutenzione degli orologi storici)- inglobandovi delle prestazioni particolarissime e che per loro natura non potrebbero che essere affidate in concessione, essendo l’illuminazione votiva un servizio pubblico a domanda individuale.
La principale differenza tra “concessione” e “appalto” sta nel fatto che, nella prima, l'operatore economico assume su di sé il rischio operativo (ivi incluso ovviamente quello economico) della gestione del servizio, nel caso in questione comprensivo del “rischio di domanda” , dunque il rischio che gli introiti derivanti dall’utenza non consentano di recuperare i costi sostenuti , mentre nel secondo l'onere del servizio grava sostanzialmente sull'Amministrazione. Nella Delibera 287/2019 viene esplicitamente previsto che il Comune –e non l’operatore economico– dovrebbe incassare le tariffe direttamente dall’utenza. Quindi è certo che proprio sulla base di quegli introiti il nuovo affidatario sarà pagato per il proprio servizio, in assenza tuttavia di qualsivoglia rischio di impresa legato alla entità di utenti che, invece, sarà interamente allocato sull’Amministrazione Comunale, come in un qualsiasi appalto di lavori o servizi. Ma se ciò può essere sicuramente normale nel contesto di un contratto di appalto come quello già in essere con l’ATI Citelum/Elettrovit, relativo alla prestazione di servizi predeterminati nella loro misura e nel loro valore e soprattutto svincolati dalla determinante variabile di un’utenza pagante, così non può essere nel settore dell’illuminazione votiva, in cui il cittadino richiede l’accensione della lampada a fronte della corresponsione di una tariffa annua: affidare un servizio di questo tipo attraverso lo schema dell’appalto di servizi significa che non sarà l’operatore economico a farsi carico dell’eventuale morosità dell’utenza, bensì il Comune di Napoli, il quale dovrà corrispondere -in ogni caso- 5.000.000 Mln di Euro a Citelum per il servizio svolto nei prossimi due anni. Inoltre nell’affidamento è anche previsto che il Comune si faccia carico degli oneri dell’energia elettrica (diversamente dalla concessione revocata a Selav che invece se ne faceva carico).
Il Comune avrebbe dovuto e dovrebbe bandire una gara in pochissimo tempo limitandosi a porre alla base della stessa una stima attendibile (come era in procinto di fare nel 2014) rimandando la costituzione della vera e propria banca dati anagrafica alla fase successiva alla aggiudicazione, come obbligazione da porsi a carico dell’affidatario.
Si configura una evidente ipotesi di danno erariale con il pagamento in favore di un operatore economico (non avente alcuna attinenza con il settore dell’illuminazione votiva) di importi tanto ragguardevoli (circa 5 Mln di Euro stanziati) per l’ottenimento di un’utilità –la banca dati– che il Comune avrebbe potuto ed anzi dovuto ottenere nel corso della trentennale concessione con EAV.
Da qui la mia decisione di presentare un esposto alla Corte dei Conti: saranno i giudici contabili a fare le verifiche del caso".